La crisi ecologica è esplosa.

Inquinamento, distruzione ambientale, mutamenti climatici, zoonosi epidemiche sempre più frequenti sono problemi ormai così costanti e diffusi da apparire quasi come “naturali”.

E se i primi tentativi di porvi rimedio risalgono a decenni fa (il Protocollo di Kyoto è del 1997!), solo da un anno a questa parte la questione ambientale sembra essere diventata pienamente parte del discorso comune.

Fridays for Future, Extinction Rebellion, Planet2084… Il numero di collettivi e organismi che si sono occupati del problema nell’ultimo anno è aumentato in maniera esponenziale.

Non possiamo che salutare con entusiasmo questa crescita di mobilitazioni e di consapevolezza ecologista.

Tuttavia non possiamo non rilevare la limitatezza di ampi settori del movimento ecologista: limitatezza sia teorica, sia pratica.

Ricondurre la crisi ecologica all’azione della generica “umanità”, parlando quindi di Antropocene, rivendicare una presa in carico del problema da parte di governi e aziende (aspirando a un New Deal verde di impronta liberale o a un cambio individuale di mentalità o di abitudini) è sbagliato e insufficiente.

Insufficiente perché pretende di far fronte a un problema globale che investe la totalità delle relazioni sociali con un intervento minimo e parziale (la riduzione degli sprechi individuali, la riconversione energetica, il mercato delle emissioni di CO2…).

Sbagliato perché il problema non è l’“essere umano” in quanto tale, ma il modo in cui la società umana si rapporta al mondo. Come ha scritto molto giustamente Michele Nobile:

«La crisi non avviene semplicemente per il confronto diretto esterno fra società e natura: essa si traduce in formazione di contraddizioni che acutizzano e fanno esplodere antagonismi interni alla società» (M. Nobile, Merce-natura ed ecosocialismo, Massari editore, Roma 1993, p. 90).

Per questa ragione una soluzione alla crisi ecologica non può che avvenire con un intervento radicale, che cioè vada alla radice del problema, e totalizzante, che investa l’interezza della società.

In altre parole noi siamo convinti che:

  1. La crisi ambientale è crisi “organica”, ossia investe la società nel suo complesso. Il cambiamento climatico ne è solo uno degli aspetti, quello più avanzato. Questa crisi mette a repentaglio il futuro dell’umanità, causando direttamente o accelerando processi di estinzione su vasta scala di numerose specie viventi.
  2. La causa di questa crisi è il modo di produzione capitalistico, un sistema globale basato sulla competizione, lo sfruttamento e la produzione per il profitto.
  3. Risolvere la crisi e consentire la sopravvivenza dell’essere umano implica la rottura con il modo di produzione capitalista e la costruzione di una società in cui la proprietà dei mezzi di produzione sia collettiva e la pianificazione della produzione e distribuzione dei beni democratica. Una società di questo tipo prende il nome di socialismo.
  4. Oggi più che mai, la lotta per una società migliore, per una società socialista deve farsi carico del problema ecologico. Per evidenziare l’inscindibile nesso di lotta socialista e cura per l’ambiente, noi parliamo quindi di ecosocialismo. Non la somma di ecologia e di socialismo, ma l’affermazione chiara e netta che una lotta per la difesa dell’ambiente deve andare di pari passo con una lotta per la giustizia sociale.
  5. La costruzione di una società socialista passa per la rottura radicale con l’esistente. Rottura possibile solo a condizione che le classi subalterne di tutto il mondo si mobilitino e mettano in discussione lo status quo.
  6. Questa mobilitazione unitaria è inscindibile dall’opposizione a tutte le oppressioni, razziste, sessiste, nazionali, omo- e transfobiche.

Molte e molti di noi sono militanti di Sinistra Anticapitalista, organizzazione che fa dell’ecosocialismo il centro della sua azione politica.

Il nostro obiettivo è mettere a disposizione di un pubblico più largo possibile (attiviste e attivisti, militanti di organizzazioni politiche e di movimenti sindacali e sociali), senza distinzione di appartenenza e affiliazione, materiale di riflessione per l’elaborazione strategica e la ricerca teorica collettiva, per la costruzione di una tendenza ecosocialista in seno al movimento ecologista attuale.

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