di Ugo Maria Poce (presidente di Planet 2084)

Si poteva affrontare la pandemia in modo diverso? La risposta è sì, e Cuba l’ha fatto.

Pur nelle difficoltà dell’embargo, allo scoppio della pandemia in Europa, Cuba ha deciso di rendersi indipendente producendo diversi vaccini pubblici e ha affrontato il diffondersi del virus SARS-CoV-2 sfruttando al meglio i suoi centri di ricerca scientifica e la capillare distribuzione di presidi sanitari territoriali. Tale strategia ha permesso non solo di non far pagare un prezzo altissimo all’economia dell’isola ma soprattutto ha evitato restrizioni e morti ai suoi abitanti.

All’inizio della pandemia, quando in Occidente sparivano navi piene di mascherine e i paesi ricchi si contendevano tute protettive e autorespiratori, Cuba ha capito che doveva fare da sola perché anche i futuri vaccini avrebbero lasciato per ultimi i paesi poveri.

Mentre le grandi multinazionali statunitensi ed europee decidevano di gettarsi nella “corsa al vaccino” per produrre le miliardi di dosi necessarie a vaccinare ripetutamente miliardi di persone, Cuba prendeva scelte radicali determinanti sulle caratteristiche dei suoi vaccini.

Mentre le multinazionali utilizzavano il loro vantaggio tecnologico per approfittare dell’enorme business, Cuba stabiliva le seguenti premesse per la ricerca dei suoi vaccini, che dovevano essere: a) di tipo proteico, cioè simili a quelli tradizionali già usati da decenni per le vaccinazioni di miliardi di persone in tutto il mondo; b) poco costosi, gratuiti e per tutti; c) almeno uno per uso pediatrico; d) producibili con una tecnologia disponibile in altri paesi del Terzo Mondo; e) conservabili nei normali frigoriferi e non trasportati con una catena del freddo a -80°C, impossibile per i paesi più poveri.

I vaccini giunti alla fase sperimentale sono 5, di cui tre, Abdala, Soberana02 e Soberana plus hanno avuto l’autorizzazione all’uso anche in altri paesi, mentre due sono ancora in fase di studio come booster: il Soberana01 e il Mambisa, uno spray nasale per impedire al virus di entrare nelle mucose delle vie aeree superiori.

I cubani sono abituati alle epidemie ed hanno fiducia nel loro sistema sanitario, che dà molta importanza alla prevenzione: esso si era già rivelato particolarmente efficiente sia nel caso dell’HIV, rapidamente contenuta, ma anche nelle successive ondate della Dengue e della Zika, e beneficiava delle esperienze fatte con le spedizioni nelle zone pandemiche delle Brigate Reeve in decine di paesi il mondo, compresa quella di marzo 2020 in Lombardia e a Torino nella fase più acuta della prima nostra ondata.

L’economia cubana è stata fortemente colpita dal blocco del turismo, che rappresenta circa un terzo della ricchezza del paese. Proprio durante la sua ripresa, durante la primavera del 2021, è arrivato nell’isola il virus, e l’ondata è esplosa a inizio estate. I vaccini erano ancora nelle fasi di trials, così le prime vaccinazioni sono potute iniziare solo a fine estate ma già a settembre sono erano estese fino ai due anni di età con il Soberana02 pediatrico.

I vaccini cubani sono giunti con relativo ritardo sia perché il Finlay Institute, il centro di ricerca statale per la produzione dei vaccini, pur avendo trovato collaborazioni scientifiche di altri paesi, è stato costretto a lunghe e costose “triangolazioni” per reperire i reagenti e le parti meccaniche degli apparecchi necessari alla ricerca bloccati dall’embargo USA (che Trump aveva ancor più accentuato e Biden mantenuto nonostante l’esplodere della pandemia) sia perché lo sviluppo dei vaccini proteici è più lungo rispetto a quelli mRNA.

Considerando queste difficoltà e ricordando che colossi farmaceutici come Sanofi e GSK hanno tentato lo sviluppo di vaccini proteici senza riuscirci; considerando inoltre che le prime vaccinazioni mRNA in Italia sono iniziate a gennaio 2021, si può oggi dire che anche il vaccino cubano è stato messo a punto in tempi record, un tempo non lontano dal tanto decantato “miracolo” fatto dalle multinazionali.

La qualità e l’organizzazione della Sanità cubana è riconosciuta dall’OMS come tra le migliori del mondo: è gratuita, conta su su 56.000 medici e 75.000 infermieri, diversi centri di ricerca, circa 150 tra ospedali e policlinici territoriali, centinaia di consultori familiari. I protocolli sanitari sono fissati con una stretta e continua interazione tra queste strutture e le migliaia di infermieri e medici “di famiglia” che in coppia gestiscono ognuna un migliaio di persone su tutto il territorio nazionale. Durante la pandemia un esercito aggiuntivo di 30.000 volontari universitari e laureandi li ha aiutati a recarsi casa per casa per informare sulle regole di prevenzione e sulla utilità del vaccino, cosa che ha anche permesso di individuare subito i casi di contagio, contenere la diffusione del virus e il suo tracciamento nell’isola.

Superare i problemi collettivamente appartiene al modo di vivere dei cubani, che sono abituati ad aiutare i vicini, pulire in gruppo spazi verdi e strade, fare riunioni e prendere decisioni insieme nei quartieri e sul posto di lavoro. La vaccinazione di massa è stata preparata con una capillare campagna impostata su “In una pandemia nessuno ne esce da solo, la salute di ognuno dipende da tutti”. L’individualismo e le paure che hanno caratterizzato il fenomeno dei no-vax in Occidente è sconosciuto sull’isola, e oggi la popolazione cubana è tra le più vaccinate al mondo.

Oggi, di fronte alla auspicabile fine della pandemia, il confronto dei risultati raggiunti tra Cuba e un ricco paese europeo come il Belgio, paesi simili per estensione e numero di abitanti ma che hanno affrontato la pandemia Covid19 con due diverse strategie è davvero sorprendente: il 30% circa di casi totali, di decessi e di casi per milione di persone.

Di fronte a questa narrazione che sembra provenire da un altro pianeta, i dubbi sulla sua attendibilità sorgono spontanei, ma sono fugati da diverse testimonianze.

Una prima conferma è arrivata a dicembre scorso dall’ambasciatore italiano a Cuba, rientrato in occasione del protocollare saluto al presidente Mattarella al presunto termine del suo mandato, altre conferme sono poi giunte da articoli su giornali come Guardian, Corriere della Sera e Sole24Ore e soprattutto da diverse pubblicazioni scientifiche internazionali tra cui Nature. Tuttavia, poiché tali “contronarrazioni” non hanno trovato spazio nei TG o nei talk show più seguiti, in Europa e USA assistiamo al sostanziale silenzio su questo diverso ed efficace modo di affrontare la pandemia.

L’ Occidente ha principalmente combattuto il virus con i vaccini a mRNA ed i governi hanno pagato l’80% delle spese di ricerca; nonostante il maggioritario contributo pubblico, su di essi le multinazionali hanno posto una serie di brevetti garantiti dal WTO, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Malgrado centinaia di paesi guidati da India e Sudafrica ne abbiano chiesto la sospensione prevista in caso di emergenza, la richiesta è stata ripetutamente respinta da Europa e USA. La sola Pfitzer ne ha ricavato finora un guadagno di decine di miliardi di dollari.

Tali incontrovertibili dati fanno dunque sorgere alcuni quesiti.

Quei soldi sono usciti dalle tasse, cioè dalle tasche dei cittadini: allora perché i brevetti sui vaccini non vengono sospesi dai governi per consentirne la produzione in altre parti del mondo e vaccinare così rapidamente tutti?

Quanto tempo si sarebbe impiegato a mettere a punto un vaccino di tipo proteico tradizionale con la sola molecola spike d’attracco differente con i soldi ricevuti dalle multinazionali, con il loro alto livello tecnologico, facendo cooperare il mondo scientifico, evitando peraltro tutte le perplessità che i vaccini a mRNA hanno fatto sorgere un po’ in tutti e che sono state superate a fatica solo enfatizzando il ruolo della Tecnica e della Scienza sulla Politica?

Cuba ha ricevuto l’autorizzazione per l’uso dei suoi vaccini dagli enti preposti di altri paesi, ha consegnato i dossier per la pre-qualifica di tre suoi vaccini all’OMS ma l’autorizzazione non è ancora stata concessa e i suoi prodotti non sono sono ancora disponibili in Europa e in USA. Perché?

Certamente i tempi tecnici vanno rispettati, ma i vaccini proteici cubani danno una copertura uguale a quella del Pfizer e sono utilizzati in diversi stati sudamericani, asiatici e africani.

Secondo Cuba, nel caso dei vaccini proteici usati da decenni in miliardi di dosi, gli standard produttivi richiesti dall’OMS sono eccessivi, costosi e difficili da raggiungere per i paesi più poveri. Se aggiungiamo il loro basso costo, la loro semplicità di produzione e di conservazione con normali frigoriferi, allora la spiegazione che gli standard dell’OMS siano un vero e proprio muro a difesa degli interessi di Big Pharma diventa plausibile: di fatto, l’autorizzazione avrebbe sgonfiato l’enorme business pandemico.

Nel 2012, nel libro Spillover, David Quammen aveva predetto una pandemia da coronavirus e indicato ben otto caratteristiche che avrebbe avuto. Le ha azzeccate tutte e otto! Non è un mago: aveva solo letto bene i dati e fatto una previsione, ma è stato del tutto ignorato.

A doctor shows an empty vial of the experimental Soberana 02 vaccine for COVID-19 being developed at the Molecular Immunity Center during a media tour of the facility’s vaccine production in Havana, Cuba, Thursday, Feb. 25, 2021. (AP Photo/Ramon Espinosa)

La pandemia ha dimostrato, ancora una volta, l’idiozia del ridursi all’emergenza e quanto sia invece importante la lungimiranza nella Politica, che è meglio fare un uso intelligente della tecnologia e non credere che la Tecnica risolva i tutti problemi, ma anche l’ovvio guadagno della prevenzione, cioè, come dimostra Cuba, un efficiente sistema territoriale nel caso della Sanità. Al di la’ di una sciocca e miope mitizzazione, Cuba ha provato che tutto ciò è possibile perfino in un paese povero e tra le mille difficoltà di un embargo.

La pandemia ha portato la morte di milioni di persone in tutto il mondo ma si è sovrapposta all’emergenza eco-climatica che stava facendo lievitare in tutto il mondo le proteste contro un Sistema che si attarda nella soluzione dei problemi per garantire comunque il profitto ai grandi interessi. Stavolta però si è trattato di Salute, di Cura, di Benessere: e allora, per quanto abbiamo vissuto in questi ultimi due anni, forse meglio nascondere questa scomoda storia che viene da un paese scomodo, e far tornare le persone a discutere di nucleare sostenendo che sia possibile mettere il Sole in una scatola per preparare nuovi lucrosi mercati.

Forse è davvero giunto il momento delle scelte radicali e anche di dire basta al negazionismo di coloro che si ostinano a non riconoscere che questo Sistema fa acqua da tutte le parti.

Ringrazio Federico Mariani e il dott. Federico Chiodo per la loro supervisione alla correttezza delle informazioni e dei dati

 

LINK  A VIDEO E ARTICOLI

il video di Federico Mariani. 30 volontari si sono recati a Cuba con il “progetto Soberana Plus Torino”

https://www.ilsole24ore.com/art/cuba-e-suoi-vaccini-storia-successo-mezzo-mille-paradossi-AE50iT7?refresh_ce=1

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2022/02/05/covid-a-cuba-il-95-dei-bambini-dai-due-anni-e-vaccinato_ca9aa639-2fe9-4a9d-9842-16fef34fc049.html

https://www.corriere.it/esteri/22_gennaio_19/come-andata-finire-il-vaccino-cubano-perche-non-stato-ancora-autorizzato-resto-mondo-2fa8913a-7904-11ec-8a8d-61f2621d8537.shtml

https://www.nature.com/articles/d41586-021-03470-x

https://left.it/2021/12/17/cuba-il-vaccino-per-i-bambini-ignorato-dalloccidente/

https://www.esquire.com/it/news/attualita/a38382017/covid-19-cuba/

articolo di Fabrizio Chiodo

https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=315159133797932

intervento di Fabrizio Chiodo

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