Con i suoi 60 chilometri quadrati è il maggior lago costiero italiano collegato con due canali, distanti fra loro 10 km, dal mare, quindi è un lago salato. Il ricambio dell’acqua tramite questi canali è assicurato dalle maree, ma insabbiandosi i corsi d’acqua, tale ricambio viene sempre più limitato. Il lago sarebbe molto pescoso, spigole, orate, anguille, allevamenti di cozze ed ostriche. Complice anche il riscaldamento generale dei mari in questo bacino la temperatura è ancora superiore.
Il ricircolo dell’acqua limitato, la scarsa ossigenazione hanno determinato la moria di queste specie, produzione di cianobatteri che sversandosi nel mare (si notava un rigagnolo marroncino venire dal lago e lambire la spiaggia) hanno fatto dichiarare non balneabile per alcuni giorni un tratto di costa di circa 1500 metri, dove sono presenti numerosi lidi ed estesa spiaggia libera, meta di turismo locale ed internazionale.
Infatti, Arpa Puglia, l’Agenzia regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente che esegue i campionamenti e le analisi delle acque di balneazione, ha effettuato a metà luglio dei rilievi. Le indagini hanno confermato “un’elevata presenza di cianobatteri che possono, potenzialmente, produrre cianotossine “ Alcuni di essi, appartenenti al genere Pyramimonas, sono presenti ad una concentrazione tale da poter essere la possibile causa della colorazione dell’acqua di un verde-marrone”. E così, uno dei tre comuni che insistono sul più esteso lago costiero d’Italia, ha scelto di sconsigliare la balneazione nelle acque lagunari che potrebbe causare, “soprattutto nei soggetti più delicati, alcune irritazioni cutanee, gastrointestinali e disturbi respiratori reversibili”, o problemi agli animali domestici.
Paradossalmente è proprio questo sfruttamento turistico, miope e di basso profilo, che ha provocato anche il danno turistico. È stata una sofferenza, non ancora morte, annunciata: si conosceva il problema, ma la stagione estiva incalzava e non si voleva creare “fastidio” ai bagnanti ed alle aziende turistiche. C’è stato uno squallido rimpallo di responsabilità fra i Comuni rivieraschi e Regione. Parrebbe che i fondi per il dragaggio dei canali (per far respirare il lago) fossero disponibili in Regione; viene il sospetto che comunque, oltre l’imminente stagione turistica, si sia preferito lasciar correre: come in altri casi che hanno interessato il territorio nazionale l’emergenza impone di rendere disponibili fondi senza perder tempo con bandi, selezione imprese esecutrici, gare d’appalto, e non si lesina il soldo.
Questo è il caso più appariscente, ma siamo in presenza di un territorio maltrattato, con amministrazioni locali assenti nel controllo, che farebbero sospettare una connivenza con gli sfruttatori del territorio: la tipica duna costiera locale spianata fino alla spiaggia in varie riprese, cementificazione e costruzione a ridosso della spiaggia, scarichi non controllati nel lago, il tutto fatto alla luce del sole, non in un blitz notturno.
Emblematico è il caso del Comune di Sannicandro Garganico nella frazione “Torre Mileto”, limitrofo al lago Varano: anni fa l’allora sindaco in apparizione televisiva, dando il “buon esempio”, rivendicava il diritto all’abusivismo edilizio, “perché ognuno ha il diritto di potersi costruire la casa”. Da decenni quindi a Torre Mileto c’è una strada di qualche chilometro costeggiante la spiaggia, e fra tale strada ed il mare sulla spiaggia è stata costruita una serie infinita di case in muratura anche a più piani, con accesso diretto al mare, separate fra loro da un varco di un paio di metri per accedere alla spiaggia.
Tutto questo avviene in un territorio che fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Questo parco è stato recentemente finanziato dal programma ‘Siti naturali Unesco per il Clima 2023’, che sostiene proposte progettuali per diverse tipologie di intervento riguardanti l’adattamento ai cambiamenti climatici. Ma questa è un’altra storia.