di Marco Ciccarella – Sinistra Anticapitalista


Proseguiamo la pubblicazione degli Atti del Primo seminario dei Collettivi Ecosocialisti di Sinistra AnticapitalistaQui trovate l’introduzione, qui il primo capitolo, qui il secondo capitolo, e di seguito il terzo capitolo.

Questa relazione si propone di analizzare sinteticamente i processi di soggettivazione, il legame tra soggetti e oggetti, la costituzione di Sé attraverso l’identificazione con essi, il loro valore di scambio simbolico e, infine, l’utilizzazione sistemica di questa disposizione soggettiva da parte del modo di produzione capitalistico. In altri termini, per poter disinnescare il potere del Capitale se ne devono comprendere i meccanismi di assoggettamento dispiegati nella produzione di merce. La tesi principale qui presentata è che il Capitale non produca solo merci, ma identità. Un siffatto modo di produzione abbisogna di un tipo di soggettività che viene costituita, sollecitata, violata, attraverso la conversione della disposizione identificativa con gli oggetti in consumo e asservimento. Il desiderio, dunque, diviene la breccia di questa manipolazione, la via disposizionale del controllo di massa, sia come consumo (in relazione al profitto), sia come asservimento sociale (in relazione al potere). La comprensione di questo dispositivo di identificazione soggetto-oggetto, Io-merce, diviene indispensabile strumento di conflitto contro la programmazione di massa disposta dal Capitale. Il punto da cui partire è la disposizione che il soggetto ha nel costituire la propria identità attraverso gli oggetti di cui si circonda, in considerazione del valore di scambio simbolico che ogni oggetto possiede. Questo processo identificativo del soggetto viene asservito dal Capitale e utilizzato per stimolare l’acquisizione di merce e di modelli identitari, reciprocamente funzionali al profitto e al controllo. Si struttura così una dimensione del desiderio che è possibile etero-dirigere e canalizzare verso maggior consumo e asservimento, in una determinazione di nuova soggettività, un nuovo tipo, capace di essere il tipo ideale del Sistema. L’Ecosocialismo può riequilibrare il rapporto soggetto-oggetto, attraverso il disinnesco del meccanismo di sopraffazione, sfruttamento e competizione che subdolamente il Sistema struttura, e proporre una dimensione del desiderio non sottrattiva, capace di rilanciare una soggettività realmente liberata dal giogo omologante del Capitale. Va smascherato il grande inganno che vede il Capitalismo come la terra di disuguaglianze, sì, ma anche come la massima espressione di libertà. L’Ecosocialismo può mostrare che il Capitalismo è contemporaneamente il luogo di disuguaglianze e omologazione coatta, di sfruttamento e asservimento, di repressione del desiderio e annientamento delle differenze. Il desiderio non va represso, bensì liberato dalla programmazione del Capitale, che si finge liberatrice e che è, invece, coercitiva, omologante ed eteropoietica. Un orizzonte ecosocialista è contraddistinto da uguaglianza e libertà del desiderio, da autocostituzione del Sé e pianificazione democratica comunitaria e internazionale, da autopoiesi e collettività dalla rimozione di ogni sfruttamento di qualsiasi individuo su un altro, compreso lo sfruttamento animale, dalla tutela della natura come condizione di convivenza pacifica tra individui, generi, specie. Nel modo di produzione capitalistico si compie il più gigantesco furto di identità della storia, una vendita all’ingrosso di codici e di simboli, prima ancora che di merci, che riscrivono identità e proiezioni di Sé. Perché quando profitto e potere governano le dinamiche soggettive, allora la vera caccia è alle identità dei soggetti, alla loro ri-costituzione, con la promessa di essere ciò che hanno, poiché ciò che l’Io ha è il riflesso di Sé. Questo processo identificativo va ben oltre, dunque, la dicotomia essere o avere, in quanto avere esprime il poter-essere in atto, l’aver potuto fare qualcosa: è una dialettica del riconoscimento, è un et-et dialettico e non un aut-aut. L’avere diventa la sostituzione del fare, il comprare è il nuovo poter essere. Se non si definisce questo determinismo cosale, se si pensa ancora di considerare gli oggetti come semplice valore d’uso, si perde la gigantesca messa in atto da parte del Capitale di un mercato di identità, prima ancora che di cose. L’oggetto corre, quindi, ben oltre il valore d’uso, oltre il valore di scambio. L’oggetto è lo specchio del soggetto, è un pezzo del Sé, è un moltiplicatore identitario, simbolo e codice dell’Io, è valore di scambio simbolico. La disposizione del soggetto a costruire proiezioni del suo poter-essere sui suoi oggetti, le sue cose, precede il sistema del Capitale. Tuttavia, proprio questo sistema ha imparato a volgere a proprio favore una disposizione così potente e soggettivante, a elevare il valore simbolico degli oggetti a mercato identitario. Perché il sistema del Capitale dispone processi di soggettivazione, costruisce soggettività, modifica la natura dei suoi clienti e dei suoi schiavi a proprio vantaggio, sia economico, sia politico. Nell’esporre il suo mondo-delle-cose, la merce, il Sistema vende oggetti che promettono di determinare gerarchia e valore sociale. Il Sistema espone immagini di Io. Quanto vali? Quanto puoi comprare? Quanto puoi essere? Quanto vuoi essere? Identità e proiezione, cose e denaro. L’autopoiesi dell’Io, ossia la costituzione di Sé attraverso i propri oggetti, è stata sostituita da una eteropoiesi del Capitale attraverso una riflessione proiettiva di simulacri. Vendesi identità, campeggia sulla bandiera del Capitale! Il potere, come poter-comprare, in luogo di un Sistema che compra forza-lavoro, costituisce sintassi simbolica e codici, raccoglie
sogni e incubi dei suoi servi. E allora il mondo-della-vita del Capitale si struttura sulle e dalle vite rubate ai suoi servi, sul gigantesco allevamento di soggetti desideranti, sulla brama di identità e riconoscimento. La lotta per il riconoscimento si è tragicamente convertita in acquisto di riconoscimento. Qual è il ruolo del desiderio in questo gioco auto- ed etero-poietico? Il desiderio di un soggetto, all’interno del Capitale, si disarticola in due direzioni,
apparentemente antitetiche, eppure complementari: essere-Altro ed essere-unico. E qui intervengono il desiderio e il Sistema, che addestra meschinamente il primo: ogni soggetto desidera essere l’Altro riconosciuto, propagandato, celebrato come speciale, e unitamente desidera essere unico e irripetibile. Il Sistema delle cose
funziona così. Dal catalogo in vendita esibisce la sintesi di questa bipolarizzazione identitaria: essere-Altro diventando unico, essere-unico diventando Altro. Il potere di acquisto misura così una capacità mimetica in perdita: essere cose, le stesse dell’Altro, in quella equivalenza essere/acquistare, fa diventare Altro. Il sistema,
così, vende e controlla, unisce profitto e asservimento. Il Capitale è una immensa produzione di identità, prima ancora che di merci, è un acceleratore e compressore di desiderio. E il soggetto, in questa meccanica del
Capitale, che ruolo ha? Genealogico e paradossale, poiché rimane il grande profeta del suo annullamento, del suo svuotamento di senso. È il soggetto il vero complice di questa immensa produzione di identità, il vero sciocco hobbesiano che baratta libertà identitaria autocostituente per sicurezza identitaria eteroservita, che si è
consegnato al suo nuovo dominus, al Capitale, al suo regno delle cose. Perché? Come giustificare questa totemica demolizione del Sé? Questo suicidio rituale e comunitario dell’Io? Perché è il sistema che meglio di tutti ha saputo comprendere, interpretare e riprodurre questa dinamica identificativa soggetto-oggetto, ha riscritto i codici del valore simbolico di ogni oggetto usandoli per costituire soggettività, per usarla a proprio vantaggio, per costruire una programmazione di massa di soggetti desideranti. Perché l’investimento simbolico del Capitale non ha eguali nella Storia, perché ha costruito il suo regno sulle macerie del desiderio identitario di ogni Io, perché ha costituito para-democrazia e finta mobilità sociale, diritti e desideri, godimento e saturazione per amplificare un corto circuito bipolare copia-originale. Ha ridefinito il desiderio, ha trasfigurato le volontà di potenza, le ha sedotte, disarticolate, codificate, messe a debito, in un debito di Sé, con un Capitale sempre
creditore, sempre sospeso tra illusionista e repressore, venditore di sogni e possessore dei nostri incubi.
È possibile distinguere nel 2017 tra bisogni naturali e indotti? In altri termini, la complessità della produzione capitalistica ha raccolto desideri e costituito bisogni e riconoscimento, come mai nessun modello economico e sociale aveva fatto prima. Una conversione dal valore di scambio al valore d’uso basterebbe a regolare una
possibile soluzione ecosocialista? No, perché bisogna fare i conti con un valore di scambio simbolico che raccoglie proiezioni e simboli degli oggetti e del loro consumo. In altri termini, gli oggetti ci investono di una loro sintassi, di grumi simbolici, di significati, che vanno ben al di là del valore d’uso e ben oltre il puro bisogno, definito semplicisticamente autentico. E allora un modello ecosocialista, marxista e rivoluzionario del XXI secolo dovrebbe costruire a sua volta una sintassi di nuova specie, che superi e ricostituisca un universo simbolico che troppe volte è rimasto vittima di derive riduzioniste. Non si può immaginare di sostituire l’apparato simbolico del Capitale con un modello sottrattivo, con un primitivismo naturalistico, come spesso si ammicca in ambienti decrescisti o ecologisti, che mortifichi il desiderio. Il Capitale si colpisce con gli strumenti della lotta, certo, ma intendendo per lotta anche la sostituzione di un immaginario vile, subordinante e dis-identificativo, eppure totalizzante come pochi, come quello capitalistico, con la valorizzazione del desiderio, con un apparato simbolico capace di trasmutare rassegnazione in mobilitazione sociale permanente, sopraffazione in collaborazione reciproca, egoismo sociale in partecipazione democratica e solidale, spreco in rinnovabilità, abusi in diritti inalienabili, consumismo in Comunismo.

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