Proseguiamo la pubblicazione degli Atti del Primo seminario dei Collettivi Ecosocialisti di Sinistra Anticapitalista. Qui trovate l’introduzione, qui il primo capitolo, qui il secondo capitolo, qui il terzo capitolo, qui il quarto capitolo, qui il quinto capitolo, qui il sesto capitolo e di seguito il settimo capitolo.

 

di Umberto Oreste

 

Nel corso dei secoli passati si era sedimentata a livello di sentire comune, un’idea di natura basata su tre caratteristiche fondamentali:

1. L’immutabilità nel tempo dell’assetto naturale: tutto ciò che esiste è esistito dal tempo della creazione così come è ora, e così esisterà nei secoli futuri.

2. L’individualità delle specie: ciascuna specie esistente ha una sua individualità rappresentante, in chiave simbolica e religiosa, una caratteristica umana.

3. La gerarchia tra le varie espressioni della natura: esiste una scala gerarchica (Scala Naturae) che prevede livelli di perfezione diversi, dalle pietre, ai vegetali, agli animali, all’uomo, agli spiriti (benefici o malefici) alla divinità, bene supremo.

In questo contesto l’uomo è al centro. Analogamente alla natura si raffigurava la scala sociale, dal popolo ai nobili, al re, all’imperatore; la gerarchia sociale era ritenuta valida proprio perché parallela alla gerarchia naturale. Tale sistematizzazione è stata messa in crisi dalla scienza che ne ha via via scardinato i principi fondanti. Tale processo è stato parallelo all’evoluzione dei rapporti di produzione. Alla metà del XIX secolo, nel momento di ascesa al potere politico della borghesia, l’immutabilità della natura è stata contraddetta dalla teoria dell’evoluzione delle specie di Charles Darwin. Nello stesso periodo Karl Marx formulava l’interpretazione materialista della storia delle società umane. Una citazione di Engels coglie il valore teorico della teoria dell’evoluzione: “Questo Darwin, che sto studiando, è veramente sensazionale. Sinora non è mai stato fatto un tentativo di un tale spessore per dimostrare l’esistenza di uno sviluppo storico nella natura”. (Engels a Marx, 11 dicembre 1859). Nel 1866 il biologo tedesco Ernst Haeckel coniò il termine “Ecologia” dando inizio ad una linea di ricerca che contraddiceva al principio dell’individualità delle specie. Con l’approccio dell’Ecologia le specie vengono studiate in relazione tra di loro ed in relazione all’ambiente fisico e chimico. Nello stesso periodo la borghesia portava avanti uno sviluppo della produzione industriale mai prima visto, mentre il positivismo forniva un alibi teorico alla fiducia incondizionata nel progresso tecnologico. Al centro dell’idea di progresso era la convinzione che l’uomo sia al centro del mondo e che possa esercitare il potere di sottomettere ai suoi bisogni l’intera sfera della natura. Quello che è da evidenziare è che questa idea era il prodotto dell’affermazione politica della borghesia industriale. Infatti, nel breve spazio storico che la borghesia perse il suo potere, si affermò un diverso atteggiamento ed una diversa pratica nei confronti della natura. Già la scuola russa di ecologia (Vladimir Verdanskij, Vladimir Kostitzin) aveva dato le basi per una visione oggettiva del rapporto uomo-natura. Sulla socialità delle specie animali Petr Alekseevic Kropotkin aveva scritto: “Le specie animali in cui gli interessi individuali sono minimi e la pratica del mutuo soccorso ha raggiunto il massimo sviluppo sono sempre le più prospere e le più aperte a ulteriori progressi”.

Rapporto uomo-natura
(credits: informareonline.com)

Nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione d’ottobre, importanti leggi venivano promulgate in favore della conservazione della natura: il 14 maggio 1918 la legge “Contro i disboscamenti, l’erosione dei suoli, per la protezione dei monumenti della natura”; il 27 maggio 1919: La legge “Per proteggere la selvaggina”. Venivano istituiti gli zapovednik a cominciare, nel 1921, da quello alla foce del Volga. Nel 1924 venne istituita la Società panrussa di conservazione dell’ambiente. Gli zapovednik sono stati tra i primi esperimenti al mondo di parchi naturali la cui area totale raggiunse i 40 mila kmq nel 1929. Nel 1925 la conservazione della natura venne inserita nei programmi scolastici. Nel 1925 venne istituito il Goskomitet, comitato statale incaricato di sovrintendere e coordinare la politica di protezione della natura e la gestione dei parchi nazionali. Coll’avvento dello stalinismo il quadro si modificò sensibilmente: per l’esigenza dell’industrializzazione molti parchi naturali furono sacrificati e la scienza venne messa sotto controllo politico.

Infine la forma attuale ultraliberista del capitalismo sta provocando danni ancora più devastanti alla natura ed al pianeta intero, questa volta in misura irrimediabile; la modifica dei genomi, la deforestazione delle aree a maggiore biodiversità del pianeta, l’inquinamento devastante della plastica, la depredazione pressoché totale di alcune specie ittiche, l’acidificazione degli oceani, il riscaldamento globale sono un attentato mortale alla biosfera. Nel contempo i progressi contemporanei della scienza indicano che la scala gerarchica dell’esistente tracciata nell’antichità sta crollando. Le specie sono in realtà tra di loro interconnesse in biomi. Un bioma è una parte della biosfera, omogenea dal punto di vista ambientale con presenza di organismi pluricellulari e unicellulari interagenti tra loro. Parte del bioma è il microbioma, insieme dei geni della totalità dei microrganismi di un ambiente definito. Il microbioma umano è l’insieme dei microrganismi residenti nel corpo umano. Essi costituiscono il 90% delle cellule il cui patrimonio genetico è 150 volte più grande di quello umano. Influenzano il sistema digerente, la risposta immunitaria, molte patologie.

Come un singolo individuo è un’astrazione biologica, così è irrealistico operare nell’interesse di una singola specie.
Occorre una visione ed una pratica olistica e questa è in evidente contraddizione con la devastazione capitalista. Solo il superamento del capitalismo può fermare la catastrofe ambientale. Sarà la fine del Capitalocene e l’avvento di una nuova era che possiamo definire Communocene. che ristabilisca gli equilibri naturali, che bonifichi i guasti ambientali del capitalismo, che nutra tutti gli abitanti della terra. Non sarà un ritorno al passato, alla fase pre-capitalista con le sue tragedie generate dall’irrazionalità delle guerre, dai fantasmi della superstizione, dal patriarcato e dalla negazione dei diritti. Naturalmente è difficile prevederne la dinamica dell’affermazione, lo svolgimento delle fasi, i metodi, ma sicuramente una scienza ed una tecnologia, liberate dai vincoli della proprietà privata, saranno in grado di produrre soluzioni che rispondono al benessere degli uomini ed alla conservazione della biosfera. Determinante sarà la partecipazione di tutti e di tutte perché ogni singola intelligenza è indispensabile. Ma per realizzarla occorre da subito la lotta anticapitalista ed ecosocialista a livello mondiale.

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