di Fabio Feri

Forse complici il momento, la grande siccità ed i roghi dei boschi, scopriamo purtroppo che Legambiente, una volta paladina – spesso anche da noi apprezzata – della lotta ambientale e climatica si è trasformata da pochi giorni in … pompiere del Governo Draghi.

Insieme ad altre organizzazioni, in buona parte di matrice cattolica moderata, ma con la presenza ahimè anche dell’ARCI, Legambiente ha firmato il documento “I giorni della responsabilità”
(https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/crisi-di-governo-i-giorni-della-responsabilita/).
nel quale si sostiene che una crisi di Governo non permetterebbe di risolvere le tante altre crisi presenti sulla scena, tra cui quella ambientale.

In sintesi, la casa dei “migliori” brucia – a causa delle loro contraddizioni e delle loro scelte – e i firmatari
tentano di spengere l’incendio. Eppure a febbraio 2022, tracciando il bilancio di un anno di attività del Ministero della Transizione Ecologica, Legambiente, insieme a Greenpeace Italia e WWF, non era stata tenera con Draghi e Cingolani.

“Chiude in negativo, tra poche luci e troppe ombre, il bilancio delle principali associazioni ambientaliste sul concreto avvio della Transizione Ecologica del Governo Draghi, […]”

“Contrasto della crisi climatica, tutela della biodiversità, agricoltura sostenibile, economia circolare,
inquinamento da plastica sono i banchi prova su cui il Governo e il Ministero della Transizione Ecologica, che doveva rappresentare la più importante innovazione istituzionale di questa nuova stagione, non hanno risposto […]”,

e ancora

“Le proposte del Mite (Ministero della Transizione Ecologica, ndr) hanno indebolito l’impulso sul rilancio delle fonti rinnovabili, tuttora al palo, […] Si è continuato, inoltre, a esaltare e cercare di allargare il ruolo del gas fossile […] e a rilanciare l’opzione nucleare […]. E ad oggi sono stati fatte solo insignificanti riduzioni dei 21,6 miliardi di euro di Sussidi ambientalmente dannosi stimati dal Mite per il 2020.”
(per l’articolo completo si veda https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/primo-anno-di-transizione-ecologica/).

Sarebbero bastati i precedenti giudizi a consigliare a Legambiente – pur nella sua impostazione moderata – un atteggiamento perlomeno distaccato nei confronti di questo Governo, la cui azione aggraverà la crisi climatica, anziché risolverla.

Cosa dovremmo pensare infatti di un Governo che appoggia ENI e Confindustria Energia per progetti di
ulteriore utilizzo del metano (uno dei più importanti gas climalteranti); oppure che strizza l’occhio al nucleare; oppure ancora che chiede in sede europea un tetto meno stringente alle emissioni di CO2 .
Un Governo che è il maggior azionista (30%) della Leonardo SpA, l’azienda che punta a far riconoscere la sua produzione di armi, come attività sostenibile!

Un esecutivo e un Mite che riaprono al carbone e che concedono alle trivelle 26 mila chilometri quadrati sulla terraferma e circa 91 mila chilometri quadrati di mare.
Un Governo che ha la faccia tosta di descrivere come “Ecobonus Auto” gli incentivi all’acquisto di autovetture di qualsiasi tipo, diesel inclusi!!

La lista potrebbe continuare ed è ovvio trarne la conclusione che il primo obbiettivo del Governo Draghi non è stato quello di risolvere le crisi in atto, quella climatica in primis, ma quello di utilizzare tali urgenze per dare  slancio ai profitti.

“È il capitalismo, baby!” diciamo a Legambiente, che invece esclude qualsiasi critica al sistema e preferisce
prendersela – per le mancate azioni e ritardi, denunciate proprio a Febbraio – con indefiniti “poteri criminali, corruzione e mafie”.

Questa vicenda ci insegna sicuramente una cosa: non è possibile scindere la lotta climatica e ambientale dalla critica serrata ad un sistema basato sul profitto di pochi a danno della vita e della salute dei molti.
O è ecosocialismo oppure è giardinaggio!!… stavolta potremmo dire anche pompieraggio!

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