Il modello nazionale di gestione dei rifiuti è caratterizzato da gravi inefficienze nonostante la legge attuale vigente ( D.lgs 152/2006) abbia recepito sin dal 2011 i principi contenuti nella Direttiva Europea 98/2008, in merito al corretto trattamento dei rifiuti che prevedono il rispetto di specifici ordini di priorità nella gestione dei rifiuti: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento. Di fatto la legge è e rimane largamente inapplicata in tutta Italia in molte delle sue parti.
Il motivo principale risiede nella ricerca del massimo profitto attraverso l’uso di discariche illegali (spesso gestite dalla criminalità organizzata), il camuffamento con fertilizzanti e fanghi di depurazione per agricoltura o come quello relativo alle terre da scavo (con la vergognosa normativa a favore), ovvero l’uso come inceneritori di cementifici e “termovalorizzatori” e con l’invio dei rifiuti in paesi esteri in alcuni dei quali non esistono controlli adeguati. Espedienti che ricorrono spesso anche nella raccolta differenziata dove si fa figurare un riciclo fittizio (i roghi tossici e i ricorrenti incendi dei centri di raccolta ne sono la riprova).
Nel decreto Sblocca Italia (D. Lgs 133/2014) il dicastero dell’Ambiente ha elevato gli inceneritori a “infrastrutture e strategiche di preminente interesse nazionale” dichiarando di fatto una precisa volontà politica: incentivare e favorire il business dell’incenerimento dei rifiuti.
L’attuazione di una gestione sostenibile dei rifiuti passa al contrario per il perseguimento dei seguenti principi guida:
- l’attuazione piena del principio del corretto trattamento dei rifiuti (vedi sopra) e coerente con i principi dell’Economia Circolare sanciti anche a livello europeo
- l’applicazione del principio di autosufficienza e prossimità territoriale estesa sia al trattamento dei rifiuti pericolosi che non pericolosi;
- L’attuazione del principio di responsabilità estesa in capo al produttore del prodotto e ai soggetti che partecipano alla gestione dei rifiuti ciascuno secondo le rispettive competenze: imprese enti pubblici, imprese, cittadini.
Per intraprendere la strada della sostenibilità occorre:
- Valutazione obbligatoria, per l’immissione in commercio di un prodotto, della scomponibilità e recuperabilità degli oggetti dopo il consumo per favorire il riciclo e la re-immissione dei materiali nei cicli produttivi;
- Sospendere le autorizzazioni a tutti gli inceneritori inclusi quelli in fase di avvio o di progettazione, e revocare gli incentivi all’incenerimento l’articolo 35 del decreto Sblocca Italia e rinunciare alla costruzione della nuova impiantistica prevista dal Decreto Inceneritori;
- Promuovere ed incentivare la realizzazione capillare a livello territoriale di centri per il riuso e per la riparazione degli oggetti in piena attuazione del principio di prevenzione nella gestione dei rifiuti. Disincentivando l’acquisto di prodotti non riciclabili e usa e getta;
- Promuovere la cultura “verso rifiuto zero” incentivando buone pratiche di riuso, riciclo, riduzione come il compostaggio domestico e di comunità. Potenziare la raccolta differenziata di qualità (o con il sistema di raccolta porta o porta ovvero con postazioni di conferimento presidiate) utilizzando altresì sistema di tariffazione puntuale e altri sistemi di incentivazione fiscali;
- Promuovere e incentivare la realizzazione di impianti a livello locale finalizzati al recupero di materia (come gli impianti a freddo per il trattamento di materiali accoppiati tipo il tetra-pak e/o multimateriali) non recuperabile con il porta a porta;
- Riorganizzare il sistema dei consorzi CONAI con una regolazione pubblica dei contributi per renderli inversamente proporzionali alla riciclabilità dei materiali immessi a consumo ed erogandoli con la prova dell’avvenuto riciclo;
- Privilegiare la realizzazione di impianti di compostaggio aerobico eventualmente accompagnato, in via residuale da impianti di digestione anaerobica di qualità;
- Garantire massima applicazione al principio “chi inquina paga”, assicurandosi che siano le stesse aziende responsabili della contaminazione a finanziare le bonifiche dei territori inquinati. Potenziare un adeguato apparato di controllo tecnico e di polizia giudiziaria specializzata;
- Rivedere la normativa eliminando le contravvenzioni solo formali (da punire come illeciti amministrativi, correggendo la formulazione dei delitti di disastro e inquinamento eliminando l’avverbio “abusivamente” (non può’ esistere un disastro ambientale lecito), applicando in modo più’ ampio le sanzioni alle imprese per la commissione di reati. Applicare in modo corretto il “principio di precauzione” considerando pericoloso qualsiasi rifiuto di cui non sia dimostrata la innocuità.