Nel prossimo futuro la domanda di acqua per usi industriali, agricoli e domestici aumenterà molto più rapidamente di quanto abbia fatto sino d’ora, ma allo stesso tempo i cambiamenti climatici renderanno sempre più critica la disponibilità di questa preziosa risorsa. In questo momento, si stima che più di tre miliardi di persone vivono in aree con carenze idriche almeno un mese all’anno, con il rischio che questo numero possa aumentare drasticamente entro il 2050.

In Italia, il modello di gestione del servizio idrico e, più in generale, dei servizi pubblici essenziali, è stato oggetto nel 2011 di un referendum abrogativo che ha portato all’affermazione di un’idea di gestione pubblica e ha sancito il carattere dell’acqua quale bene comune e diritto umano universale, prevedendo peraltro che non potesse essere inserita in bolletta alcuna quota di profitto per il gestore.

Al contrario, da allora si è tuttavia assistito a una rinnovata strategia di rilancio dei processi di privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici locali.

Attualmente, attraverso processi di aggregazione e fusione, quattro colossi multiutilities – A2A, Iren, Hera e Acea – già collocati in Borsa, stanno progressivamente inglobando la totalità delle società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici.

Il problema principale nella gestione della risorsa idrica nei paesi ricchi come nei paesi poveri, sta nel degrado degli ecosistemi. Soluzioni come le zone umide, la corretta gestione del suolo e della vegetazione possono fare la differenza e contribuire ad una gestione sostenibile della risorsa acqua.

Attualmente, la gestione della risorsa idrica è dominata dalle opere architettoniche di natura umana (infrastruttura “grigia”) e il potenziale offerto dalle infrastrutture verdi rimane una risorsa ancora poco sfruttata.  “Il goal 6 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – scrive Audrey Azoulay direttore Unesco nell’introduzione del report – riconosce l’importanza di assicurare la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari.

Le soluzioni basate sulla natura sono essenziali per raggiungere questo obiettivo”.

Per invertire la rotta e restituire alle autorità pubbliche e alle comunità il controllo sui servizi pubblici essenziali occorre:

  • Ripubblicizzare il servizio idrico favorendo la partecipazione popolare diretta alla pianificazione e gestione del servizio idrico integrato e che consenta l’accesso ai dati e alle informazioni;
  • Prevedere sistemi di gestione pubblica e partecipata dei servizi pubblici essenziali in generale, rafforzata dallo sviluppo di processi di partecipazione dei cittadini e dei lavoratori;
  • Promuovere investimenti indirizzati prevalentemente alla ristrutturazione della rete idrica, con l’obiettivo di ridurre strutturalmente le perdite di rete, e verso le nuove opere, in particolare del sistema di depurazione e di fognatura;
  • Garantire sistemi di controllo della qualità delle acque con accesso ai dati per la popolazione e rapidi interventi di risanamento ove necessario;
  • Promuovere un nuovo sistema di finanziamento del servizio idrico basato sul ruolo fondamentale, oltre che della leva tariffaria, della finanza pubblica e della fiscalità generale; in altre parole il servizio idrico deve tornare a essere una delle priorità nel bilancio statale;
  • Promuovere un sistema fortemente basato sui consumi pro capite in grado di responsabilizzare gli utenti ad un uso razionale della risorsa.
  • Implementare e adottare le cosiddette “soluzioni basate sulla natura”, nature based solution, Nbs, utilizzando e/o imitando i processi naturali per aumentare la disponibilità di acqua, migliorarne la qualità e ridurne i rischi da disastri;
  • Nelle città, diventa necessario sviluppare infrastrutture verdi per gestire il deflusso delle acque piovane: pareti verdi, giardini pensili, bacini di infiltrazione vegetali, devono essere sempre più presenti nei piani di sviluppo locale;
  • Sostenere con finanziamenti dedicati i processi come l’intensificazione sostenibile delle produzioni agroalimentari e l’agricoltura di conservazione. Pratiche ormai consolidate in grado di migliorare la conservazione del suolo e arginare i fenomeni erosivi nel caso di piogge violente.

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